Il Counselor

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Il Counselor è la figura professionale che, avendo seguito un corso di studi almeno triennale, in possesso pertanto di un diploma rilasciato da specifiche scuole di formazione di differenti orientamenti teorici, è in grado di favorire la soluzione di disagi esistenziali di origine psichica, che non comportino tuttavia una ristrutturazione profonda della personalità.
Si tratta di un professionista che, attraverso le proprie conoscenze e competenze, è in grado di favorire la soluzione ad un quesito che crea disagio esistenziale e/o relazionale a un individuo o un gruppo di individui. Il Counselor genericamente può essere definito come l’esperto che, in un contesto operativo, è capace di sostenere in modo adeguato la relazione con un interlocutore che manifesta temi personali emotivamente significativi.
Come già sottolineato nella comparazione tra counseling e psicoterapia, il counselor affronta problemi specifici di un individuo o di un gruppo, ma non tratta situazioni patologiche, ossia, quelle difficoltà umane che sono conclamate in un vero e proprio disturbo mentale o comportamentale. Le condizioni patologiche sono di pertinenza della psicoterapia e della psichiatria e non rientrano in una relazione d’aiuto qual è il counseling. Il counselor ha quindi clienti e non pazienti.

Come interviene il counselor? Come risolve i problemi?

Parlando di sostegno alla persona è importante affermare che nessuna difficoltà può essere affrontata dall’esperto in una relazione d’aiuto dando delle soluzioni e consigliando la strada da seguire.
Il counselor che utilizza l’Analisi Transazionale si basa sulla convinzione che ogni individuo:
a) ha un suo valore ed ha la capacità di autodeterminarsi;
b) può decidere che cosa fare della propria vita ed ha la capacità di crescere e di imparare qualunque esperienza abbia avuto, anche negativa;
c) può decidere di cambiare le proprie decisioni quando si accorge che queste ultime non sono più utili.
L’approccio consulenziale che utilizza il Counselor Transazionale può essere definito “contrattuale”. E’ contrattuale perché tra counselor e cliente si stabilisce sin dall’inizio un “contratto sociale” cioè un accordo in cui vengono stabiliti degli incontri tesi a risolvere un problema specifico con lo scopo di raggiungere un cambiamento comportamentale e il suo mantenimento nel tempo.
Partendo dal problema che il cliente porta, counselor e cliente individuano un “obiettivo”. Quest’ultimo riguarda ciò che il cliente si prefigge di raggiungere alla fine del percorso d’aiuto. Ad ogni appuntamento inoltre, essi fanno un “contratto di seduta”: il cliente porta ciò che per lui è più importante in quel giorno e assieme concordano una meta al presente. L’insieme delle mete di seduta portano necessariamente all’obiettivo generale.
La relazione nel counseling è vista come un accordo continuo tra counselor e cliente, i quali hanno una responsabilità congiunta nel lavorare per raggiungere gli obiettivi di sostegno definiti in modo chiaro e specifico.

 

“Il cliente e viene quindi responsabilizzato dall’inizio a porsi come controparte attiva di un professionista il cui compito non è quello di risolvere i problemi del cliente, bensì quello di aiutare a comprendere come finora si è bloccato dal risolverli da solo.” (Novellino, 1998).

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